Da Canova a Modigliani. I volti dell'Ottocento

02 ottobre 2010 – 27 febbraio 2011

Realizzando mostre che hanno sempre cercato di coniugare l’impegno scientifico con l’alta divulgazione, le ragioni della ricerca con le attese del pubblico, Palazzo Zabarella ha privilegiato, con l’eccezione delle rassegne su Mengs nel 2001 (la prima dedicata in Italia a colui che insieme a Winckelmann aveva dato inizio al Neoclassicismo) e nel 2007 su de Chirico (l’artista che con la Metafisica aveva rilanciato la grande tradizione italiana nel mondo, consegnandola alla modernità), l’Ottocento, nella convinzione che la profonda revisione e la rivalutazione dell’arte di quel secolo realizzata negli ultimi decenni da nuove generazione di studiosi, liberi dai pregiudizi del passato e forniti di aggiornati strumenti di indagine, consentissero di presentare i protagonisti come Hayez (1998), Boldini (2005), Signorini (2009) in quella dimensione internazionale, riconosciuta all’epoca, poi smarrita quando la loro fortuna critica era in declino, ed ora giustamente recuperata. Del resto queste rassegne monografiche, accolte con grande favore sia dagli specialisti che dal grande pubblico, dovevano la loro completezza e l’originalità dell’approccio al fatto che si basavano sui risultati più aggiornati della ricerca. Nel caso poi di Mengs, di Hayez e di Boldini l’ineludibile punto di partenza era stata la recente pubblicazione del Catalogo di questi artisti.

La consapevolezza di tali scelte ha determinato, in tutte queste occasioni, il coinvolgimento di musei che, come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti (ma non vorrei dimenticare nel caso di Boldini il Museo di Ferrara a lui dedicato, in quello di Signorini l’Istituto Matteucci di Viareggio, ed in questa occasione la disponibilità della Galleria d’Arte Moderna di Genova) non solo presentano le maggiori raccolte, ma sono sempre stati oltre che i luoghi della conservazione dei veri laboratori per la ricerca. Peraltro il coinvolgimento, che ha determinato la qualità dei nostri cataloghi, di giovani studiosi, scelti e coordinati dai garanti scientifici della Fondazione Bano e Curatori della mostra sull’Ottocento, Fernando Mazzocca, e Carlo Sisi, cui mi lega un ormai lungo rapporto di stima e di amicizia, ha fatto di questo nostro antico Palazzo una straordinaria officina di studi.

Altre presenze sono sempre state al mio fianco, quando era necessario, nel costante impegno a far meglio. Vorrei ricordare soprattutto Maria Vittoria Marini Clarelli, interlocutrice fondamentale in ogni occasione, Emanuela Bassetti e con lei i redattori di Marsilio, che hanno condiviso e proposto nuove idee.

Proprio da una nuova idea è nata quest’impresa, diversa dalle altre perché non monografica. Era già avvenuto nel 2003 con la rassegna sui Macchiaioli, il movimento di cui intendevamo, dopo molte mostre che gli erano dedicate, proporre una lettura al di fuori degli schemi. Nel caso del ritratto, considerato in un arco di tempo che va da Canova, il protagonista della civiltà cosmopolita del Neoclassicismo, alle ambizioni internazionali di Boldini, dei Futuristi e di Modigliani, si tratta invece della prima volta che viene tentata una mostra di questo genere e di queste ambizioni.

L’intento dei curatori, Francesco Leone, Maria Vittoria Marini Clarelli, Fernando Mazzocca, Carlo Sisi, cui va tutta la mia riconoscenza per il loro impegno, era quello di dimostrare come questo genere, condizionato dal vincolo di imitare la realtà e per questo tradizionalmente considerato minore, ha avuto proprio nel corso dell’Ottocento, come del resto avveniva per la pittura di paesaggio, la sua rivincita, riuscendo a rappresentare, meglio di altri generi più titolati, un periodo di cambiamenti straordinari che hanno mutato il mondo, con una velocità prima impensabile.

La verità degli artisti rappresentati, tra cui protagonisti come Canova, Appiani, Thorvaldsen, Ingres, Palagi, Hayez, Molteni, Piccio, Fattori, Lega, Signorini, Puccinelli, Vela, Cremona, Ranzoni, Pellzza da Volpedo, Gemito, Morelli, Mancini, Tallone, Tito, Boldini, Boccioni, Balla, Severini, Modigliani, ma anche tanti “minori” che hanno rappresentato delle vere e proprie scoperte, le diversità di temi e tipologie, dei personaggi rappresentati, il confronto tra dipinti e sculture, fanno di questa mostra qualcosa di unico. La qualità e la forza iconografica delle opere scelte riescono a delineare, nei suoi tratti mutevoli, il volto, ora lieto ora drammatico, di un secolo straordinario.